Ultimamente se ne sente più spesso parlare, molti produttori lo utilizzano per affinare o vinificare i loro vini, dal vino rosso agli orange wine, e allo stesso tempo molti sono i consumatori incuriositi da questo antico contenitore. Ma cos'è l'anfora? Partiamo per gradi.
Cos'è l'Anfora?
L’anfora è uno dei recipienti più antichi e il suo uso risale all’epoca dei greci e dei romani.
E’ un vaso dal fondo appuntito in genere di terracotta ma ne esistevano anche di marmo, vetro, metalli preziosi ecc e veniva utilizzato per il trasporto di derrate alimentari liquide, semi-liquide e anche solide. In genere contenevano vino, olio, conserve di frutta, salse e miele.
Perché le anfore avevano il fondo appuntito?
Le anfore avevano il fondo appuntito perché era più facile all’epoca fissarle nella sabbia o nei fori delle stive delle navi onerarie il cui fondo era curvo necessario ad una buona navigazione.
La punta permetteva che le anfore si incastrassero tra questi fori e una volta riempita la stiva, non c’era rischio di rottura durante il viaggio perché le anfore non si muovevano neanche di un millimetro.
Dove nasce il vino in anfora
La storia millenaria di questi due manufatti lavorati dalle sapienti mani dell’essere umano nell’arco della sua evoluzione antropologica rimandano alla più stretta connessione tra la terra (intesa materialmente come suolo) e l’uva (intesa come frutto della terra). Ed è proprio a queste origini che bisogna rifarsi quando ci si sofferma per parlare dei vini in anfora: il più moderno dei vini.
La storia ci racconta con le parole e con le immagini di come le anfore in terracotta venissero utilizzate già nell’antica Grecia per la conservazione dei cibi e delle bevande fermentate e tra di esse naturalmente, il vino: bevanda ritenuta sacra e donata agli uomini dal Dio Dionisio.
L’anfora nella sua natura racchiude il ricongiungimento dell’uva alla terra e non è stato solo il primo contenitore ad essere stato utilizzato, grazie alla sua straordinaria capacità di isolamento termico, ma è stato anche uno dei primi strumenti di marketing per il vino. Le incisioni rappresentavano il commerciante e la forma ne indicava la provenienza.
Vino in anfora dal passato al presente
Oggi molti produttori di vino hanno voluto riprendere quella che è stata una delle più antiche tecniche di conservazione del vino nella storia dell’uomo per ridare vita ad una nuova armonia e ad un corretto equilibrio tra vino e natura.
Nel mondo enoico è ormai dagli inizi del 2000 che molti produttori hanno deciso di tornare all’utilizzo di questo metodo di vinificazione ancestrale, anche se c’è chi non ha mai smesso, come in Georgia, dove i produttori hanno saputo conservare metodi e tecniche della produzione del vino in anfora (qvevri in georgiano) e l’UNESCO per evitare che queste conoscenze si perdessero li ha inseriti nella lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità.
Come si fa il vino in anfora?
La vinificazione in anfora prevede in generale un lavoro molto più manuale, le uve vengono messe a fermentare nelle anfore di terracotta dove subiscono una macerazione sulle bucce e mediante le follature si regolamenta il corretto svolgersi della fermentazione e l’estrazione dei composti organici dalle bucce, fondamentali per definire il profilo aromatico del vino.
5 Motivi per fare il vino in Anfora
Solitamente il vino rimane in anfora per circa 6 mesi, periodo in cui si usufruisce delle caratteristiche naturali di questo contenitore che è in grado di:
- Conferire una micro ossigenazione ai vini grazie alla porosità della terracotta che accelera il processo di evoluzione soprattutto per quei vini che dopo la fermentazione richiedono un lungo tempo per completarsi e risultare piacevoli al gusto.
- La terracotta è un contenitore ermetico e isolante, questo permette di non alterare le caratteristiche fisiche e chimiche del vino.
- La terracotta non cede aromi tipici come la botte in legno, mantenendo il profilo identitario varietale e ottenendo così vini che rappresentano al meglio il territorio di origine.
- Questo materiale previene anche il propagarsi di microrganismi e batteri che vivono nelle bucce come i brettanomiyces dannosi al profilo organolettico del vino.
- Questi contenitori delicati ma eterni a differenza del legno che dopo alcuni passaggi si esaurisce e pertanto va sostituito.
Possiamo sicuramente affermare che il recupero di questi contenitori antichissimi e delle diverse tecniche di produzione ci consentono di riscoprire i sapori e i profumi antichi dei vini artigianali di una volta e che questa tecnica di produzione sia tutt’altro che una moda, ma un ritorno alle origini con uno sguardo ad un futuro ecosostenibile e a vini unici e reali.
Foto di Artenova
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